Il più grande sogno

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Il più grande sogno

Il più grande sogno (2016) • VOTO 6+++ (di incoraggiamento)

Si tratta di un film di esordienti quindi non possiamo chiedere troppo, anche se la parte secondo me più difficile la maneggiano alla grandissima. 

La storia di Mirko (il protagonista interpreta se stesso) è una storia vera, una favola dei giorni nostri. 
Lui, ex galeotto di borgata romana, diventa “presidente del quartiere” e si mette in testa di cambiarlo, il quartiere, come è cambiato lui. 
Incontriamo le classiche dinamiche da periferia di città: spacciatori, ragazzi senza lavoro, gente che vive di “impicci” ma tutti con il cuore buono. Il rapporto con la sua famiglia, moglie e due figlie, è segnato da 7 anni di carcere, la figlia maggiore non lo vuole vedere, non si fida. 
L’ombra di Mirko è Boccione (Alessandro Borghi), una sorta di fratello, che gli guarda le spalle e lo segue in ogni sua decisione, fino a dargli la motivazione per andare avanti anche quando tutto sembra complicarsi.
(SPOILER)
La definisco favola perché la figura del padre di Mirko, tossico e nullafacente, che lo ha condotto fin da piccolo sulla cattiva strada, che abbandona la nipotina a casa, ma che alla fine, quando Mirko sta per ricascare negli errori di gioventù, lo fa ragionare è da lieto fine poco realistico.
(FINE SPOILER)

Come dicevo, la parte complicata di un film è gestita egregiamente. La fotografia è di alto livello per tutto il film, unico neo le tante (troppe) inquadrature delle spalle dei personaggi, ci piacerebbe vederli in faccia o di lato mentre camminano. Manca sicuramente una seconda camera, o meglio, una seconda inquadratura nelle scene all’aperto, ma è giustificabile dal budget ridottissimo del film. La recitazione è buona, e non è qualcosa di scontato quando la maggior parte del cast si compone di gente di strada (Mirko in testa), da notare il fatto che non si nota differenza tra attori professionisti e non.

Vi chiederete allora dare solo la sufficienza? Beh, perché in primis la caratterizzazione dei personaggi è scarsissima (scopriamo chi è il padre di Mirko solo a metà film, tanto per dirne uno); inoltre il montaggio è fatto con l’accetta, ci lancia da una scena all’altra senza collegarle, senza introdurla, lasciando lo spettatore disorientato.

Il più grande sogno è un film da vedere in una serata piovosa d’autunno, non vi annoierà e sicuramente vi lascerà qualcosa dentro. Speriamo che trovino una distribuzione.

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