Our kind of traitor (Susanna White, 2016) • VOTO 4

Un professore di poesia diventa più fico di qualsiasi agente del MI6 per salvare un mafioso russo che vuole sputtanare il proprio capo.

Nella ridente Marrakech Peter (Ewan McGregor) e sua moglie sono in viaggio riconciliatore dopo 10 anni di matrimonio. Peter conosce Dima, un riccone russo che lo invita a una festa, poi a giocare a tennis, poi a un’altra festa e poi gli confessa di essere un mafioso russo che vorrebbe confessare tutto ai servizi segreti inglesi per salvare la vita alla propria famiglia. Peter chiaramente accetta di fare da messaggero (d’altronde fa il professore di poesia, chi altro sarebbe più adatto?).

L’MI6, però, è composto da 3 sfigati disorganizzati ed è solo grazie all’aiuto di Peter e Gail che si riesce a mettere su una squadra per l’operazione.

Non vi dico il finale perché mi sto rompendo parecchio a scrivere questa trama senza senso.

Un film che sembra interessante all’inizio, ma che non crea mai pathos. La sequenza degli avvenimenti è banale e facilmente prevedibile nella sua insensatezza. Non c’è recitazione, forse il solo Dima (Stellan Skarsgård) si salva. Colonna sonora inesistente.

Guardatelo giusto se vi piace Mission Impossible, ma non aspettatevi effetti speciali e momenti di alta tensione.

The infiltrator (Brad Furman, 2016) • VOTO 8

Fan di Narcos fatevi avanti! State aspettando la terza serie? Intanto potete gustarvi questo bel film su come l’FBI si era infiltrata per smascherare il “lavaggio” dei soldi di Escobar.

Un agente dell’FBI che sta per andare in pensione decide di partecipare all’ultima missione da infiltrato, (chissà perché succede sempre così nei film) il problema è che si tratta di smascherare i traffici di Escobar proponendosi come riciclatore del suo denaro.

Dato che Pablo Escobar è una persona gentilissima ed educata, Bob ci mette poco a ricevere minacce di morte per lui e tutta la sua famiglia mentre uno alla volta gli altri personaggi vengono fatti fuori.

(SPOILER)

Non fosse che si tratta di una storia vera, la scena finale con il matrimonio e il mega arresto collettivo sarebbe da ascrivere alla migliore delle americanate.

(FINE SPOILER)

L’infiltrato/protagonista del film è niente popò di meno che Bryan Cranston (aka Walter White in Breaking Bad) che si conferma attore di livello, in grado in interpretare egregiamente un ruolo simile al precedente. La fotografia è fica (si può dire, no?) e anche le musiche. Nonostante la storia di Escobar sia stata sviscerata in tutti gli aspetti ultimamente, questo film ci da un ulteriore punto di vista originale.

Un film consigliassimo.

The land (Steven Caple Jr., 2016) • VOTO 8

Hai 13 anni, vivi nei sobborghi di Cleveland, tua madre si prostituisce per un uomo che vuole che chiami zio, le tue prospettive di vita non esistono nemmeno per la scuola.

Quasi espulsi da scuola, quattro ragazzini di Cleveland si divertono con il proprio skateboard e racimolano soldi rubando auto e rivendendole ad uno sfascio. Le storie personali dei ragazzi sono tremende, famiglie che provengono dalla droga, lavoro in fabbrica, povertà e immigrazione clandestina. Questa è Cleveland nel 2016.

Un bel giorno i ragazzi si spingono troppo in là e dentro al portabagagli dell’auto rubata trovano delle pasticche di metanfetamine. Chiaramente la prima idea è: prendiamole, rivendiamole e usiamo i soldi per diventare skater ricchi e famosi! Da qui inizia la tragedia. Momma (la capo del cartello che vende verdure biologiche al mercato) gli scatena contro tutti i suoi scagnozzi pur di riavere ciò che è suo.

(SPOILER)

Il finale non è da americanata, ma da film realistico e drammatico. Cisco, il protagonista, si fa giustizia da solo da buon americano e poi si ritrova a diventare schiavo di Momma pur di non coinvolgere nella storia i suoi compagni.

(FINE SPOILER)

Il film prodotto da Nas è una specie di 8 Mile con lo skateboard al posto del rap. Non è un caso che Cleveland e Detroit facciano parte di quella che una volta era la Iron Belt, oggi Rust Belt, ossia la catena di città industriali americane che trascinavano l’economia fino a metà del XX secolo e che oggi si ritrovano nel mezzo della crisi più nera. La colonna sonora è bellissima, ma con Nas alla produzione c’era da aspettarselo. Fotografia, montaggio, regia sono ottime. Anche il cast è ben curato. 

Un film da vedere assolutamente. Punto.

Into the Inferno (Werner Herzog, 2016) • VOTO 8

Netflix ha pagato Werner Herzog per fare un documentario sui vulcani? No, mi sembra troppo. Infatti Netflix ha pagato Werner Herzog per fare un film sulla natura dell’uomo.

Into the Inferno è un film che guarda nelle viscere della terra per cercare il luogo da cui l’uomo è stato generato, l’Inferno appunto, e che l’uomo venera come un dio riconoscendogli inconsciamente la propria genesi. Come ammette lo stesso regista, è difficile distogliere lo sguardo dalla lava che ribolle nella bocca del vulcano. È un’attrazione simile a quella biblica dell’uomo per il diavolo. 

La troupe ha girato tutto il pianeta guidata dal vulcanologo Clive Oppenheimer e visitando i vulcani più importanti per la storia dell’essere umano. Molto interessante è lo scorcio sulla per noi sconosciuta società nord-coreana.

Film da vedere se siete appassionati di cinema e quindi conoscete Herzog. Non vi aspettate il classico documentario con la voce di Piero Angela, questo è cinema.

The ones below (David Farr, 2015) • VOTO 4+

Saresti disposto ad uccidere pur di avere un figlio? Un thriller psicologico molto delicato e purtroppo un po’ scontato.

Una coppia che aspetta un bambino si trasferisce in una nuova casa, contestualmente al piano di sotto si trasferisce un altra coppia in dolce attesa. Le due donne iniziano a frequentarsi, ma c’è qualcosa strano. 

Alla prima cena la moglie ubriacona che vive di sotto cade dalle scale per colpa del gatto e perde il bambino (avrebbero potuto inventarsi qualcosa di meglio). Da qui iniziano tutte le paranoie della neo mamma che non si fida dei vicini, ma gli lascia il bambino.

(SPOILER)

Non vi aspettate chissà quale finale a sorpresa, perché i vicini uccidono tutti e si prendono il bambino, nessuno fa indagini sulla morte, la polizia non esiste e vissero tutti felici e contenti.

(FINE SPOILER)

Stilisticamente non mi piace la fotografia, piatta e con colori inutilmente neutri o finti. Anche l’interpretazione degli attori non è un granché. Musiche non pervenute ed è un peccato perché avrebbero potuto aiutare a generare il giusto pathos.

Un film a metà: ha un potenziale ma mi lascia insoddisfatto. Da vedere? Non lo so, c’è sicuramente di meglio, ma anche di molto peggio. Se non avete proprio nient’altro da vedere…